RECENSIONI
G.VONMETZ SCHIANO: Bisogna immergervisi a lungo per capire l'origine del fascino, del segnale di bellezza, emanati dai quadri di Pietro Verdini. Come accade per ogni artista, il messaggio che egli ci manda nasce da una stretta connessione tra biografia e opera, ma in pochi come in lui questo legame è così costante e al tempo stesso così imperscrutabile. Come si fa a ricostruire l'itinerario geografico, psichico e intellettuale che da una sperduta contrata abbarbicata tra la Ludigiana e Garfagnana porta a un quadro come Foglie di cliclamino? Eppure il filo c'è, anche se per dipanare l'ostica matassa bisogna imparare a volergli bene al Verdini; abbandonare ogni diffidenza per quell'uragano di declamazioni ed impeti gestuali con il quale l'artista si sforza in ogni modo di comunicare con chi gli sta di fronte, nella paura (ma forse c'è qualcosa di più di semplice paura) che i suoi quadri, da soli, non bastino a raccontare per intero lui e la sua intensa storia.
( versione integrale della recensione)
MAURIZIO SCUDIERO: La
tela di
Verdini , ancora prima di conoscere più a fondo il lavoro
dell'artista, mi avevano da sempre affascinato. Si trattava (e si
tratta) di una pittura fortemente connotata da un plasticismo che per
semplicità potremmo definire "morbido e sinuoso",
ma sopratutto una pittura caratterizzata da un'accentuazione
misteriosofica, se non metafisica. Si tratta di definizioni, etichette
se si vuole, che in realtà non si attagliano propriamente al
lavoro dell'artista, ma che credo possano rendere quella che
è
la prima sensazione, perlomeno così come io stesso l'ho
percepita, quando ci si imbatte per la prima volta nelle sue opere.
Entrando più nel dettaglio, ciò che definisce
ulteriormente la pittura di Verdini è quel "timbro"
cromatico,
avvolgente , costituito dall'uso estensivo del blu più
profondo,
un vero e proprio "blu notte" che è di fatto l'elemento
fondamentale e fondante, di quel generale clima di "attesa", appunto
come il notturno attendere per il nuovo giorno, ovvero per la luce, la
quale, a sua volta, è rappresentata dagli estremi lembi
delle
masse, risolti in esili e puri profili di un bianco sconcertante e
sconvolgente: e da questi, infine, la luce si riflette e da questi,
poi, emana di luce propria...
(
versione integrale della recensione)
RINALDO SANDRI: Le sfide piacciono a Verdini, esaltano il suo ancestrale ribellismo toscano; e anche la pittura che ha fatto in questi anni ci è sembrata spesso un sfida. Innanzi tutto a causa della morfologia della figura, costuita sempre con gli stessi elementi generati dalle sinuosità di una linea che largisce lembi di paesaggio, volti e pieghe di corpi, modula monti, nuvole, onde, foreste, ruscelli e vesti, ed è un contorno lucente che si dipana da un'ombra immensa, tra blu e nero, per tracciare la memoria mitica e forse - chissà - il sogno di un cosmo "altro" fatti d'immortalità e di silenzio: gonfio di masse scure , d'incombenti volumi che talvolta diventano un essere, anch'egli rappreso (ma sbaglieremo a scrivere pietrificato) nel suo gesto, nel suo peso....
( versione integrale della recensione)
FIORENZO DE GASPERI
GIOVANNA NICOLETTI
PAOLA VICINI CONCICATALOGHI MOSTRE COLLETTIVE
Catalogo Galleria Dusatti - Ventennale